Sabato 17 e domenica 18 giugno la città si trasforma in un feudo medievale
a cura di Fabiola Cantaluppi
Rivisitazione storica di una delle principali feste popolari cittadine medievali, il Palio della Marciliana si tiene annualmente a Chioggia, in provincia di Venezia e trasforma per un weekend la città in un feudo, con tanto di giochi e pratiche rudimentali dell’epoca.
Menestrelli, taverne, dame e cavalieri, arcieri e balestrieri pronti a farci entrare in un mondo ricco di storia e di fascino.
Il Palio fa rivivere, con una serie di manifestazioni e tornei, quella che era la città nel periodo del Medioevo, negli anni che vanno dal 1378 al 1381.
Il suono dei musici, banchetti, taverne imbandite, accampamenti, danze, canti e simulazioni di combattimenti, ma anche attività lavorative dell’epoca e tornei, come quello della balestra, il più rinomato tra tutti e risalente all’epoca della guerra di Chioggia, così importante tanto che si conserva la delibera del Consiglio datata 1414 che lo regolamenta.
Un’accurata ricostruzione storica che vede impegnati centinaia di figuranti in abiti del Trecento ed in veste di spadaccini
e dame, con il compito di trasportare chi assiste alla manifestazione in un suggestivo clima dell’epoca.
In serata, le manifestazioni si concludono con un festoso corteo con centinaia di figuranti in abiti medioevali, preceduto da spettacoli a tema, come l’incendio alla torre e le scene di vita quotidiana allestite nelle diverse contrade, il tutto accompagnato dal ritmo dei tamburi e dagli sbandieratori.
Il Palio della Marciliana, il terzo weekend di giugno, farà riscoprire la magia di un’epoca lontana con la rievocazione storica della guerra contro Genova del 1379, quando dopo 10 mesi di assedio la città venne finalmente riscattata, sconfiggendo i nemici in un’epica battaglia nel centro cittadino.
La sfida tra le 5 contrade
Il Palio è anche un momento di gara e competizione tra le 5 contrade della città. Due giorni di sfide, alla fine dei quali verrà decretata la miglior contrada. Vince il Palio la contrada che totalizza il miglior punteggio nelle differenti attività, tra cui quella della balestra.
Le contrade che gareggiano al Torneo della sono 5: Montalbano, simboleggiata dalle 3 torri di Montalbano, Saline e Nassaruolo; Sant’Andrea, che ha come simbolo la croce d’argento decussata; San Giacomo, rappresentata dalla conchiglia di
San Giacomo di Compostela; San Martino, che ha come icona il mantello tagliato del Santo e quella di San Michele Arcangelo, simboleggiata dalla spada e dalla bilancia, figure dell’Arcangelo Michele portatore di giustizia.
La tradizione
Il Palio de la Marciliana nasce da un’idea di un gruppo di appassionati della storia Clodiense, che, tramite studi e ricerche sul territorio, hanno rispolverato gli archivi storici all’interno del museo civico e sono riusciti ad individuare il momento storico più significativo della città.
Il Palio trae quindi ispirazione dalla storia clugiense del 1.300, negli anni immediatamente precedenti la conquista genovese.
Nelle due giornate infatti, gli allestimenti e gli avvenimenti seguono il filo storico che ripercorre i modi di vita e gli avvenimenti più salienti di quel periodo.
A dare il nome alla manifestazione è la nave Marciliana: imbarcazione costruita prevalentemente nei cantieri clugiensi ed utilizzata per il trasporto di mercanzie in Adriatico e nelle sue rotte verso i porti del Mediterraneo orientale.
Gli antichi mestieri e le arti
Durante tutta la durata del Palio e grazie alla collaborazione con la locale Confartigianato, che dura oramai 25 anni, banche
e tendoni ospitano i maestri artigiani con i loro antichi mestieri: vetrai, orefici, scalpellini, falegnami e maestri d’ascia,
ma non solo.
Ceramisti che danno forma all’argilla per ricavarne utili recipienti, decoratori, fabbri e fornai. Mestieri antichi,
oggi poco praticati, ma sempre ben conservati dai locali, da professionisti ed amatori dei settori.
Non possono poi mancare alla lista i musici, all’interno delle contrade, specializzati in strumenti antichi, come la gironda, i flauti e la piva. Considerati quasi professionisti del settore, coinvolgono il pubblico anche con rivisitazioni di musiche antiche in chiave moderna.
Accanto a loro c’è il Gruppo dei Tamburini, specializzati nelle tecniche del tamburo medievale, che indossano costumi delle contrade mentre suonano tamburi rullanti, medi e lunghi per le vie della città.
Oltre a dare il ritmo ai cortei, hanno un ruolo fondamentale nella cerimonia del giuramento e nella battaglia, eseguendo
anche figure coreografiche, attentamente studiate e preparate a ritmo di marcia.
Musici e tamburi offrono spazio anche alla danza, che prende forma con il Gruppo del Balletto, composto da circa 30 elementi provenienti dalle differenti contrade.
Con l’accompagnamento delle musiche dal vivo, i ballerini riproducono nel danzare, le movenze e i passi tipici dei balli trecenteschi, frutto di una ricerca storica minuziosa dei pochi e rari trattati rimasti sino al giorno d’oggi.
La danza nel Medioevo aveva un ruolo molto importante, come momento di aggregazione della società, di festeggiamento durante le occasioni importanti e strumento di preghiera e di ringraziamento.
Ogni ballo si caratterizza con una funzione specifica e detiene un proprio tema: amore, gioia, devozione, vittoria che i figuranti devono trasmettere al pubblico attraverso le movenze del proprio corpo. Un momento che permetteva di interrompere i monotoni ritmi della vita nelle saline o negli orti, distraendo dai pericoli e dalle attività quotidiane.
Il luogo prescelto e preferito per le danze era la piazza, eletta come spazio di aggregazione per eccellenza, dove spesso i giovani si dilettavano in balli di coppia “a tondo”.