A cura di Maria Bellocco
La terra trevigiana è una terra generosa. Tra i suoi campi crescono funghi, germogli, castagne ed erbee spontanee che approdano sulle tavole locali per regalare piatti gustosi e genuini.
L’autunno è la stagione perfetta per assaporare questa natura: tra i funghi è possibile degustare i “brisot”, un tipo di porcino da mangiare crudo e affettato oppure fritto, in umido o trifolato, ideale anche per condire paste e risotti; ma anche i “ciodet”, che devono il loro nome alla somiglianza con una capocchietta di chiodo.
Insieme ai funghi crescono anche germogli come gli asparagi, i buscandoi – germogli di Luppolo dal gusto amaro e aromatico – e la sparasina, la Spirca dei boschi.
Ma ciò che è più amato e fonte di ispirazione per gli chef stellati di tutto il mondo sono le erbe spontanee: rosoline, Dente di Leone o radicio de camp vengono usati per minestre, frittate, pasticci e zuppe.
E, per chiudere il cerchio, non manca ovviamente la nota più dolce, capitanata dalle castagne e soprattutto dai marroni, di grandi dimensioni e dal sapore intenso.
Insomma, qui sedersi a tavola è un sano piacere.
A tavola tra le colline del prosecco
Siete amanti delle bollicine e vi è appena venuta l’idea di intraprendere un tour enogastronomico tra le Colline del Prosecco,
ma non sapete da dove iniziare le degustazioni. Beh, è piuttosto comprensibile: in questi luoghi c’è l’imbarazzo della scelta.
Ecco perché in questo articolo vi proponiamo un esempio di menu che racchiuda l’essenza culinaria di questa zona, i sapori e le tradizioni più tipiche, perfetto per il periodo autunnale.
Partiamo dall’antipasto, in cui non possono mancare salumi e formaggi, in particolare la soppressa e la Casatella Trevigiana Dop. Segue un primo molto classico e sostanzioso, a base di pasta e fagioli. Ed è subito tempo del secondo: qui potrete scegliere tra la “sopa coada”, un pasticcio di piccione accompagnato da una tazza di brodo bollente da consumare a parte o da versare sopra; o il fegato alla veneziana, preparato con fegato di vitello o di maiale e generalmente accompagnato a polenta di mais bianco o giallo.
Buon appetito!
La tradizione dello spiedo dell’alta marca trevigiana
Il passato è un tempo molto importante per la storia di un territorio. Tutto quello che siamo e tutto quello che abbiamo oggi lo dobbiamo al passato, a chi c’è stato prima di noi.
È un tempo prezioso perché ci ha regalato, di generazione in generazione, le tradizioni. E le tradizioni di un territorio, si sa, si svelano soprattutto a tavola. Come quella dello Spiedo dell’Alta Marca Trevigiana.
Oggi è piuttosto nota la ricorrenza della carne in queste zone, ma un tempo non era così scontata. Nella tradizione contadina, infatti, la carne era un alimento pregiato che poteva essere consumato soltanto durante le feste.
Il maiale veniva conservato per le grandi occasioni e ci si nutriva solo con fagioli, formaggi e insaccati. Nel 1956 però, dopo un periodo di profonda crisi e povertà, nel Comune di Pieve di Soligo venne organizzata una grande festa per celebrare proprio la fine dell’incubo della fame. Voi lo avete mai assaggiato?
Formaggi: semplicemente deliziosi
Accanto al celebre comparto enologico si sviluppano inoltre tante piccole realtà in grado di donare a buone forchette
e buongustai numerosi motivi per i quali gioire.
Basti pensare a latterie e caseifici che, sfruttando le potenzialità naturali delle colline del Prosecco, danno vita a formaggi semplicemente deliziosi come, ad esempio, la Casatella Trevigiana, un formaggio tipico a pasta molla.
Impossibile poi non citare il Montasio e il Soligo e il cosiddetto formaggio “imbriago”, così denominato perché messo a riposare sulle vinacce.