venerdì, 8 Novembre, 2024

Padova è lieta di ospitare la più grande mostra italiana dedicata a ” Van Gogh. I colori della vita”

Un sorprendente percorso artistico che vuol far conoscere, passo dopo passo, alcuni momenti della vita e dell’opera di Van Gogh.

La mostra si svolgerà al Centro Culturale San Gaetano, dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021.

Vincent Van Gogh nacque a Zundert, in Olanda, il 30 marzo 1853.

Come spesso succede, in vita le sue opere, che oggi osserviamo con sconfinata ammirazione, non erano quasi per nulla apprezzate. Pare che abbia venduto solo un dipinto.
Assurdo, se pensiamo che oggi un suo dipinto può valere più di 100 milioni di dollari.

La passione per la pittura viene, da Van Gogh,  raggiunta in un’età relativamente matura. E’ infatti sulla soglia dei trent’anni che comincia il suo viaggio artistico. Ma le più conosciute sono le ultime prima di morire.


Una vita travagliata, quella di Van Gogh, segnata da malesseri psichici, autolesionismo e affetti tormentati.

Uno di questi fu quello con il pittore Gauguin, che conobbe nel 1988 quando si trasferì ad Alres, nel sud della Francia. I litigi fra i due furono numerosi, violenti e talvolta legati a donne.

Fra queste c’è anche Rachele, che sarà la causa del famoso episodio di autolesionismo che tutti conosciamo: il taglio dell’orecchio a trentacinque anni. Van Gogh morì a soli trentasette anni per un colpo di rivoltella probabilmente auto inferto.

Padre dell’espressionismo

Alcuni avvicinano lo stile di van Gogh all’impressionismo, ma a differenza degli impressionisti puri, van Gogh nelle sue opere non descrive la realtà dal suo particolare punto di vista, ma compie l’operazione inversa: è la realtà che diventa una creazione e una rappresentazione dell’io interiore dell’artista. Per questo è considerato un pioniere dell’espressionismo.

Espressionismo, appunto, è il termine con il quale si usa definire la propensione di un artista a esaltare, esasperandolo, il lato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente.

Potremmo definire l’impressionismo oggettivo e l’espressionismo soggettivo.
Questo orientamento artistico si diffuse nei primi anni del Novecento e aveva come centro d’irradiazione la Germania.

Gli umili, i lavoratori dei campi e i minatori sono i soggetti preferiti da van Gogh, oltre ai paesaggi, ai dipinti con cipressi e alla rappresentazione di campi di grano e girasoli.


Anche il genere dell’autoritratto fu ampiamente esplorato da Van Gogh. Ne dipinse trentasette in tutto ed ognuno di essi offre spunti di riflessione sulla sua spiccata sensibilità e sofferenza interiore.

Lo sapevi che…

L’Autoritratto senza barba, che poi fu l’ultimo autoritratto che dipinse, è uno dei dipinti più costosi di tutti i tempi? Venne infatti venduto per 71,5 milioni di dollari nel 1998 a New York. A quel tempo, era il terzo dipinto più pagato di sempre.

Theo Van gogh: un rapporto fraterno epistolare

Le numerose lettere che i sue fratelli si spedirono confermano come non sarebbe esistito Vincent senza Theo.

Il pittore ha scritto in totale 821 lettere. Delle 668 indirizzate al fratello Theo, 466 sono scritte in olandese, la loro lingua madre, 200 in francese e 2 in inglese.

La cronologia epistolare permette di seguire la vita dell’artista attraverso i suoi spostamenti ed è grazie ad essa che gli storici dell’arte sono riusciti a ricostruire una linea temporale molto dettagliata della vita e delle opere dell’artista.

Theo, a differenza del fratello Vincent è pacato, organizzato, pronto.
Vincent no: lui è determinato e cocciuto, ma si sentirà sempre, per tutta la sua vita, fuori posto.

Soprattutto, non sarà mai pronto ad essere Van Gogh; nemmeno quando un celebre critico d’arte finalmente riconosce la sua bravura grazie ad una mostra allestita proprio da Theo, che nel frattempo è diventato direttore alla casa d’arte Goupier di Parigi e sostiene economicamente il fratello.

Consigli di lettura:

Questo peculiare rapporto tra i due fratelli Van Gogh è raccontato in maniera esaustiva ma immediata da Deborah Heiligman nel suo romanzo “Vincent e Theo”, che prende spunto dal fitto epistolario che intercorse fra i due.

A cura di Ilenia Pennacchio

 

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