La città delle torri, dei portici e dei mattoni rossi.
Bologna è una delle più famose città italiane che risplende dell’antico fascino medievale.
Tra le sue piazze e i suoi edifici intrisi dello splendore di quest’epoca, si celano storie, culture e opere d’arte che rendono questa città unica nel suo genere.
L’origine dei portici bolognesi
Uno dei simboli più celebri di Bologna sono i portici. Si sa, infatti, che Bologna è conosciuta anche per essere la città in cui gli spostamenti sono agevolati da questi caratteristici sottopassi, che schermano da ogni genere d’intemperie. I portici percorrono in lungo e in largo il centro storico, regalando scorci unici. Quello che molti non sanno è che non furono creati per riparare dagli agenti atmosferici, ma per un motivo davvero curioso.
Quando l’università cittadina, la prima in Italia e tra le più antiche al mondo, iniziò a essere meta di migliaia di studenti, la città non aveva abbastanza alloggi per poter ospitare tutti questi giovani. Bologna, insomma, non era pronta al numero di nuovi arrivati in città per motivi di studio. Per questo motivo molti dei proprietari dei palazzi del centro decisero di aggiungere alcune stanze alla loro casa.
Quest’operazione aggiuntiva non venne fatta al pianterreno, ma al primo piano. La curiosa decisione di ampliare il primo piano venne presa per non ridurre lo spazio occupato dalla strada. Per sorreggere la nuova stanza furono costruiti dei sostegni appositi che oggi non sono altro che i pilastri dei portici bolognesi.
Il percorso delineato dai portici bolognesi è lungo 40 chilometri e si sviluppa attraverso chiese come San Petronio e Santo Stefano.
I portici di Bologna sono stati candidati per divenire Patrimonio Mondiale UNESCO, per l’eccezionale varietà di stili artistico-architettonici, rappresentativi di diverse epoche, che ancora oggi si possono ammirare in città. Il portico più lungo al mondo – 4 chilometri – accompagna ad uno dei simboli della città: il Santuario della Madonna di San Luca.
I mattoni bolognesi di età medievale
Salendo in cima alla famosa Torre degli Asinelli si può ammirare Bologna dall’alto e godere così di tutta la bellezza che questa città offre.
In particolare da questa posizione, la prima cosa che cattura l’attenzione sono le molteplici sfumature di rosso che caratterizzano e colorano i numerosi edifici bolognesi e che le fanno guadagnare l’appellativo di “la Rossa”.
Non è una novità infatti che alcune città italiane vengono chiamate con il loro soprannome. Un esempio è Venezia, conosciuta anche come “La Serenissima’’, o Roma che viene chiamata “La città eterna’’.
Bologna in realtà ne possiede ben tre: la dotta per la presenza dell’ Università Alma Mater Studioroum, la più antica del mondo occidentale.
“La grassa’’ per la sua ghiotta tradizione culinaria e infine “la rossa’’ proprio per l’uso di questi mattoni caratteristici, “i mattoni bolognesi’’ che nel medioevo sono stati impiegati per la costruzione di torri e palazzi.
A Bologna rossi sono anche i portici, Piazza Maggiore e il suo centro: si contano più di 350 sfumature tra il rosso e il giallo, di intonaco utilizzato sulle case e sui vari edifici.
Una torre nella torre e la “nonna”
Dopo la torre degli Asinelli, la seconda torre più alta di Bologna è la torre campanaria del Duomo di San Pietro, il luogo principale di culto della città.
È proprio nei suoi 70 metri di altezza che questo campanile nasconde il suo segreto: la struttura non è un pezzo unico, come si potrebbe pensare a prima vista ma è invece il risultato di due torri, edificate una dentro l’altra, peraltro in periodi storici diversi.
La prima torre fu costruita nel X decimo secolo, mentre la più recente risale al XIII secolo.
Non solo, anche la campana presente all’interno della torre è davvero particolare. Chiamata affettuosamente dai bolognesi la “nonna’’, ha un peso di 33 quintali e è la campana più grande al mondo suonabile con una tecnica particolare detta proprio “alla bolognese’’, che prevede una rotazione completa della campana stessa, in modo cadenzato.
Immancabile poi una visita al cimitero monumentale della Certosa, un cimitero storico che racchiude tanti segreti quanti misteri. In realtà è un luogo davvero visitato perché custodisce le tombe di Lucio Dalla, Nicola Zanichelli e del poeta Giosuè Carducci.
A cura di Greta Monterosso