sabato, 9 Novembre, 2024

Gorizia è nominata Capitale Europea della Cultura per il 2025

Con la gemella Nova Gorica, queste due città sono state scelte per lanciare un messaggio di fratellanza

La voglia di guardare al futuro, è questo uno dei molti motivi che hanno spinto l’Europa a scegliere Gorizia, con la gemella Nova Gorica.

Queste due città, divise dai conflitti nel passato, sono ora unite sotto un’intensa cooperazione che gli ha permesso di diventare Capitale Europea della Cultura oltre frontiera di Italia e Slovenia.

Gorizia, infatti, è stata da sempre un luogo conteso, dal carattere misto dove italiani e tedeschi si fondevano e parlavano indifferentemente le due lingue e non forzarono mai la cosa, nemmeno quando la parte slovena, trasformò Gorizia in una città trietnica.

O addirittura quadrietnica, se consideriamo la minoranza ebraica, presente dai tempi più lontani.

Gorizia: una piccola città, una grande storia

Oggi Gorizia è una piccola città di provincia, in cui sono percepibili ancora le ferite lasciate dalla storia, con la gemella slovena Nova Gorica.

Nel secolo scorso, infatti, Gorizia è stata colpita a morte due volte.

Dopo la Prima guerra mondiale, quando divenne italiana e perdette improvvisamente quelle caratteristiche etniche e interlinguistiche che l’avevano caratterizzata come una delle più tipiche espressioni del mondo mitteleuropeo; dopo il 1947, quando la cortina di ferro la tagliò letteralmente a metà.

Un pezzo di Gorizia andò alla Jugoslavia e un pezzo rimase in Italia.

Un vero e proprio muro che separava la parte italiana di Gorizia, con i suoi abitanti dai quartieri periferici e dalla stazione ferroviaria della ferrovia Transalpina, che furono annessi al termine della Seconda guerra mondiale alla Jugoslavia.


La linea di confine passò in mezzo alla piazza antistante, divenendo poi uno sbarramento invalicabile di cemento e filo spinato, e l’albergo alla Transalpina, che stava dall’altra parte del piazzale, rimase in Italia.

Lo scempio durò sessant’anni e finì definitivamente solo nel 2007, quando l’ingresso della Slovenia nell’area Schengen permise che la piazza della Transalpina smettesse di essere innaturale motivo di divisione e tornasse ad essere punto di incontro.

Non a caso è in questa piazza – un luogo che l’Europa dovrebbe elevare a simbolo di un passato che non deve più ripetersi – che i cittadini di Gorizia-Nova Gorica hanno festeggiato, unitamente, prima di Natale la designazione della loro città a capitale della cultura.

Valorizzare l’identità goriziana

Oggi non hanno vinto solo Gorizia e Nova Gorica, ma ha vinto l’Europa“,

afferma il Sindaco del capoluogo isontino, Rodolfo Ziberna, difronte alla presidente della giuria slovena subito dopo la proclamazione.

Senza dubbio, infatti, si tratta di un altro atto del processo di riconciliazione tra Roma e Lubiana.

C’è da dire che la nomina di Gorizia e di Nuova Gorica è un segnale piuttosto preciso che cadrà proprio giusta per l’ottantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale.

L’obiettivo dell’evento è di valorizzare i vari aspetti di un luogo dall’identità complessa, che reca i segni della cultura italiana, di quella slava e anche di quella germanica: Gorizia-Nova Gorica è stata per lungo tempo, dal XV secolo in poi, un centro di rilievo dell’Impero asburgico.

Assieme a Nova Gorica e Gorizia sarà “Capitale Europea della Cultura” anche Chemnitz, città tedesca situata quasi al confine con la Repubblica Ceca, un altro luogo significativo e profondamente toccato dalle guerre.

Durante la Seconda Guerra Mondiale subì gravissimi danni, fu distrutta da feroci bombardamenti e venne ribattezzata solamente nel 1990 da Karl Marx Stadt, totalmente ricostruita, sotto il regime comunista della Germania orientale.

La Nizza dell’Impero

”La Nizza dell’Impero”, è uno dei soprannomi della città di Gorizia, essendo meta prediletta della borghesia asburgica anche per il benevolo clima mediterraneo, ben diverso da quello di Vienna o di Praga o di Budapest.

Di quel periodo rimangono l’architettura dei palazzi e delle piazze, le chiese e i caffè.

Qui si rifugiarono molti personaggi illustri, compreso Francesco Ferdinando, per recuperare la salute, i Borbone di Francia dopo la rivoluzione di luglio del 1830 e molti sono sepolti nel convento francescano di Castagnovizza, in Slovenia, pochi metri oltre la linea di confine.

Sarà perché da sempre Gorizia è considerata una città tollerante, colta, pacata?

Piazza Vittoria Gorizia

Nonostante Gorizia passò attraverso vicende che ne sconvolsero definitivamente il volto e l’anima (le misure mussoliniane di snazionalizzazione dell’elemento non italiano, poi la guerra e la virtuale annessione al Reich dopo l’8 settembre, le foibe, l’irruzione del comunismo titino), la mitezza goriziana non morì mai del tutto.

Grazie all’opera di intellettuali, imprenditori, politici, i quali, mantennero i contatti col mondo intellettuale d’oltre confine, faticosamente, cercarono di tenere viva in quegli la fiamma della convivenza e di ricomporre quel tessuto sociale che era stato così brutalmente disarticolato.

I continui riadattamenti resi necessari dalle vicende politiche, l’irruzione delle ideologie politiche, prima il nazionalismo, poi il fascismo e dopo il comunismo, ha fatto tabula rasa di tutto quello che Gorizia era stata prima delle due guerre.


Nel 1916 la conquista di Gorizia, poi perduta e poi riconquistata, costò decine di migliaia di morti: molti riposano nell’ossario di Oslavia, sulle pendici del Collio.

Per cui la città, nell’immagine pubblica, si polarizzò attorno a sentimenti più estremi: dalla ”Nizza dell’Impero” divenne la ”santa Gorizia” degli interventisti più accesi e la ”città maledetta” di tutti gli antimilitaristi.

GO!2025 Nova Gorica Gorizia

 “Ora abbiamo a disposizione 5 anni fantastici davanti a noi per trasformarci e mettere insieme arte, tecnologia, sport, economia, patrimonio culturale, turismo e salute grazie all’aiuto di oltre 250 partner in tutta Europa e molti altri progetti entusiasmanti in arrivo!”.

Così commenta il team di GO!2025 Nova Gorica Gorizia, comitato promotore della candidatura a Capitale Europea della Cultura delle due città che hanno sbaragliato la concorrenza di avversarie fortissime all’interno della Slovenia.


Tra le candidate infatti c’erano altre due città slovene, come Lubiana e Pirano che aspiravano appunto al titolo onorifico di “Capitale Europea della Cultura”.

Conferito ogni anno a 2 città appartenenti a 2 diversi Stati membri dell’Unione Europea, questo riconoscimento ha l’obiettivo di tutelare la ricchezza e la diversità della cultura continentale, valorizzare le caratteristiche comuni ai popoli e sviluppare un programma che generi uno scambio economico.

Quest’anno era stato il turno di un altro bellissimo luogo multiculturale e carico di storia: la città croata di Fiume (Rijeka per gli slavi), designata insieme all’altrettanto eccezionale Galway, in Irlanda, mentre per il 2019 era stata nominata Matera Capitale Europea della Cultura 2019.

L’Italia, poi, avrà nuovamente il suo turno per nominare la Capitale Europea della Cultura nel 2033.

Per ingannare l’attesa da qualche anno a questa parte il governo italiano ha creato il progetto nazionale di Capitale Italiane della Cultura, un gara tra le città del paese che sta dandomolti riscontri positivi.

Per quest’anno, la Capitale Italiana della Cultura è Parma: già selezionata per l’anno 2020, la sua nomina sarà prolungata anche per il 2021 a causa dell’emergenza sanitaria.

A cura di Greta Monterosso

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