Una leggenda vuole che il tesoro della Zecca di Venezia sia sepolto proprio nella suggestiva isola della Certosa
Sono molte le storie che si raccontano sulla Serenissima, facendo calare sulla città un alone di mistero e di grandiosità.
L’isola della Certosa si trova tra San Pietro di Castello e il Lido, proprio vicino alla bocca di porto nord-orientale.
È compresa tra le isole maggiori di Venezia che includono, oltre che a Burano, Murano, la Giudecca e quella del Torcello, l’isola di Ernest Hemingway.
Per la sua posizione strategica, nel corso dei secoli è stata prima sede di un monastero, poi utilizzata come posizione militare a difesa della città.
Oggi sull’isola della Certosa rimangono poche rovine, come il meraviglioso chiostro risalente al XIII secolo.
Avere l’occasione di visitare quest’isola è davvero un’emozione unica perché qui le testimonianze del grande passato della Serenissima si fondono armoniosamente con la natura circostante.
Lungo le rive si può ammirare tutta la bellezza della laguna, passeggiando tra ampi prati e arbusti che si alternano a dolci boschetti di pioppi e frassini, soprattutto al tramonto, quando il sole infuoca di riflessi l’acqua e le forme suggestive di Venezia.
La leggenda del tesoro della Zecca
Una leggenda vuole sepolto il tesoro della Zecca di Venezia proprio qui.
Quando Napoleone occupò la città e iniziò a depredarla, è la prima volta nella sua lunga storia che Venezia cade in mani nemiche e subisce un saccheggio di proporzioni colossali.
Ma una cosa riesce a salvarla: il tesoro della zecca, perché i tre senatori che sovrintendevano alla gestione del patrimonio monetario della Repubblica misero al sicuro le risorse auree.
Così, mentre i francesi usarono le fonderie della Zecca per sciogliere i reliquiari dei tanti monasteri e chiese della città, l’oro fu sistemato in un nascondiglio segreto, che i più individuano in quello che all’epoca era il “chiostro piccolo”.
Pare quindi che il Savio Cassier con i suoi collaboratori, proprio nelle loro tombe di famiglia, avrebbe nascosto il ricco tesoro della Serenissima, in attesa di tempi migliori, che non giunsero più.
Per questo si ritiene che ancora oggi, sull’isola, una vera fortuna in oro attenda ancora di essere scoperta!
Il mantello d’oro
Tra le opere d’arte che arricchivano la chiesa di Sant’Andrea vi era l’arca sepolcrale di Orsatto Giustinian, ricchissimo uomo politico, morto a Mitilene nel 1464 mentre operava come Capitano Generale.
Anche su di lui si raccontavano storie e aneddoti singolari.
L’’uomo, non avendo figli “legittimi” ma due figlie naturali, un giorno decidesse di proporne una in sposa a un giovane gentiluomo.
Questi si mostrava però restìo a prendere per moglie una donna dall’origine “irregolare”.
Allora Orsato, secondo la leggenda, fece distendere sopra la tavola un suo manto di velluto cremisino e gli rovesciò sopra un vaso pieno d’olio.
Il giovane notò che il mantello aveva ora un grande alone che Orsatto allora coprì completamente con ducati d’oro, e chiese al giovane se la vedesse ancora.
L’uomo rispose di no. “Così – disse il Giustinian – faremo della putta”. E gli diede talmente tanti ducati che il nobiluomo prese la figlia illegittima per moglie.
L’altro aneddoto del Giustinian riguarda invece una schermaglia che ebbe con Alfonso d’Aragona, re di Napoli, quando fu inviato come ambasciatore di Venezia presso il re.
Il re ordinò che venisse tolta dalla sala ogni seduta o posizione per sedersi per mettere in imbarazzo Orsatto.
Questo, però, non si fece intimorire dal gesto del re, anzi usò il suo il mantello intessuto d’oro come una sorta di scanno, dove si sedette prima di esporre ciò che la Serenissima l’aveva mandato a dire.
Quando partì, il mantello rimase presso la corte del re che si preoccupò subito di farglielo recapitare ma Orsatto lo rifiutò, dicendo che “gli ambasciatori veneti non portano con sé gli scanni”.
Un uomo con un vero animo nobile!
Come raggiungere l’isola della Certosa da Venezia?
Per arrivare alla Certosa sono disponibili 4 linee del vaporetto ACTV: 4.1, 4.2,5.1,5.2
A cura di Greta Monterosso