Quali sono i castelli di Pordenone?
Ecco alcuni tra i più belli da visitare
Dopo aver fatto una passeggiata per le vie del cento storico di Pordenone, per conoscere pienamente le bellezze di questa città, uscendo fuori dal centro ci sono moltissimi castelli che riportano indietro nel tempo e che davvero hanno tanto da offrire.
Architetture imponenti, stanze affrescate e ampi giardini vi accoglieranno quando andrete alla scoperta dei castelli di Pordenone!
Ma quali sono i più bei castelli di Pordenone da visitare?
Ecco la nostra lista!
Castello di Valvasone
Il Castello di Valvasone è il nucleo centrale dell’omonimo borgo oggi annoverato tra i “Borghi più belli d’Italia” e conosciuto anche come Borgo delle Spose. Costruito nel XII secolo su preesistenze tardo antiche, il castello è appartenuto all’antica e nobile casata dei di Valvasone, il cui nome, che in antico tedesco significa “masseria del lupo”, è rappresentato nello stemma.
Danneggiato e ristrutturato più volte, oggi appare come un palazzo rinascimentale. Nel corso dei secoli ha ospitato diversi personaggi importanti come Papa Gregorio XII nel 1409, Papa Pio VI nel 1782 e Napoleone Bonaparte nel marzo del 1797.
Grazie ai recenti restauri èpossibile ammirare un prezioso teatrino settecentesco attorniato da uno splendido fregio più antico, risalente alla fine del ‘500. In un’altra sala sono stati riportati alla luce affreschi della seconda metà del ‘300, raffiguranti un raro ciclo a carattere profano.
Castello di Caneva
Il castello medievale di Caneva, secondo alcuni studiosi, è stato edificato nei pressi di una precedente torre di avvistamento romana, costruzione comune nei colli pedemontani del Veneto e del Friuli, derivata a sua volta forse da un castelliere paleo-veneto.
Probabilmente il colle su cui si erge il castello e l’area sottostante erano già abitate nell’Alto Medioevo, ma di quest’epoca poco si conosce.
Dal 1034 il castello compare tra i possedimenti della Chiesa di Aquileia: fu concesso dall’imperatore Corrado II al Patriarca Popone per contrastare gli Ungari, popolazione che verso il Mille si dirigevano verso il Veneto.
Ambito da diversi nobili friulani, trevigani e addirittura padovani per la sua posizione strategica, il castello fu punto cruciale di molti dei combattenti tra le truppe patriarcali e quelle della marca trevigiana; uno dei momenti più difficili fu un assedio, da parte dei trevigiani, che durò più di quindici giorni e che si concluse con devastazioni e morti.
Il castello, dopo la sottomissione alla Serenissima (1419), venne mantenuto efficiente tanto da resistere all’assedio dei Turchi (1499). Questa informazione ci perviene dai registri della pieve di Caneva, che riportano anche l’incendio del Castelat di Villa di Villa (Cordignano) e l’invasione turca della pianura tra Veneto e Friuli.
Dal XVII secolo cominciò il declino del castello e oggi dell’antico maniero rimangono solo resti dei muraglioni della cinta di difesa e di alcune torri. Al centro delle diroccata cinta muraria c’è la chiesa di Santa Lucia, dell’XI secolo e la torre campanaria. All’interno della prima ci sono affreschi rinascimentali tra cui uno statico S. Lorenzo entro una nicchia dipinta, dovuto al pittore Pietro Gorizio.
Castello Ceconi
Il castello Ceconi è un imponente costruzione neogotica dallo stile eclettico, con venature di liberty e dai riflessi medioevali e rinascimentali. Presenta merlature e balconi gotici accanto a finestre rettangolari.
I loggiati dalle calde tonalità cromatiche fanno da contrappunto agli affreschi che si snodano lungo le due ali del palazzo e a quelli inseriti nelle lunette dei finestroni gotici. Nelle due lunette delle finestre ai lati dell’ingresso principale, si trovano gli affreschi di George Stephenson (l’inventore della locomotiva) e di Alessandro Volta.
Le due personalità geniali e scientifiche affiancano la raffigurazione della Madonna con Bambino, sopra il portale principale. Nell’ordine superiore, sopra le tre finestre del primo piano sono raffigurate Irene di Spilimbergo e Vittoria Colonna. Nella lunetta centrale, tra le due figure femminili trova posto Leonardo da Vinci. Uno degli imponenti torrioni merlati reca l’effigie di Alessandro Manzoni.
Fra le torri la più alta e sottile era stata concepita per accogliere una campana, che aveva la funzione di chiamare a raccolta gli operai. Il piazzale antistante al palazzo si apre fra i boscosi pendii montani.
Tale piazzale viene impreziosito da una fontana in cemento, a forma circolare e a due piani concentrici. L’elegante fontana fu oggetto di una contesa tra un alpigiano, un certo Nànol, ed il Conte: l’uomo ottenne il diritto di passaggio nel cortile del castello per portare la propria mandria ad abbeverarsi alla fontana.
Castello di Maniago
Il castello di Maniago fu costruito per risolvere i problemi che il patriarcato di Aquileia aveva dopo la conferma della donazione delle terre del feudo maniaghese a Rodoaldo (patriarca di Aquileia) da parte dell’imperatore Ottone II : la distanza tra tali terre e Aquileia non rendeva facile la loro amministrazione.
Inoltre, con la formazione del grande feudo di Spilimbergo (che si estendeva, lungo il fiume Tagliamento, fino a Sbrojavacca), il consolidamento dei possessi sestensi nella Val Cellina, il possesso dell’Abbazia di Millstatt del territorio di Maniago Libero, l’insediamento dei Polcenigo a Mizza e dell’abbazia di Pomposa a Fanna, il piccolo feudo rischiava di subire un attacco in ogni momento. Era dunque necessaria la costruzione di un castello e soprattutto ricorrere a una “custoria”, cioè a un “feudo di abitanza”.
Fu così che inizialmente fu costruito il mastio, ovvero la “Turris Magna”, affiancato verso valle dalla “domus d. Patriarche”; quest’ultimo edificio cambiò nome in “domus magna” dopo che fu assegnato ai primi “habitatores” nobili, essendo stato costruito nel XIII secolo il Palatium, posto nel lato più a monte della corte accanto a una torre denominata “fracta” a causa dello stato in cui versava.
Al centro della corte c’era la “Turris ALba”, con accanto un edificio denominato nel dipinto “casa de sotto”. Accanto alla “domus magna” fu poi costruito un edificio a coronamento del portone d’ingresso, e in continuità di questo un ultimo edificio chiamato “casa de medio”. Così finiva il primo giro di mura, e subito di fronte al castello si trovavano la chiesetta di San Giacomo e il borgo del castello (oggi coperto da fitta vegetazione).
Come si può notare poi dal dipinto, il castello, il borgo e la chiesetta erano circondati da una seconda cerchia di mura, completata dalla “Porta Castri”, sormontata dalla “Torre della Porta”. In questo punto si raccordavano la strada che scende all’attuale via Castello e il sentiero che termina alle spalle della chiesetta di San Carlo (anch’essa tuttora esistente).
Castello di Spilimbergo
Il castello di Spilimbergo fu innalzato, per sorvegliare uno dei principali guadi del Tagliamento, dalla famiglia di origine tedesca Spengenberg, giunta in Friuli intorno al XI secolo. I conti di Spilimbergo, che diedero il nome alla località, divennero ben presto molto ricchi e potenti. Ebbero importanti possedimenti, ma di lì a poco il loro casato si estinse ed il nome sopravvisse solo in linea femminile.
Scontri armati ebbero luogo nei secoli XIII e XIV; incendi e devastazioni provocarono più volte danni notevoli.
Sontuosi edifici si affacciano alla corte del castello in un armonioso dispiegarsi di stili, dal Romanico al Gotico, al Veneto del Rinascimento: fra di essi spicca il quattrocentesco palazzo dipinto dalle belle trifore gotiche e rinascimentali e dagli scenografici affreschi sulla facciata, attribuiti ad Andrea Bellunello, che lavorò a Spilimbergo fra il 1469 e il 1475.
Accanto al castello, sorge l’edificio quattrocentesco che annovera eleganti fregi di Giovanni da Udine.
Balconi gotici e rinascimentali inquadrano affreschi giovanili del Pordenone sulla facciata del “palazzo dipinto”.
Attualmente il castello di Spilimbergo è in parte proprietà privata (vi è pure un ristorante) e parte del Comune. Dell’antico borgo fortificato rimangono due torri e brevi tratti delle mura.
Castello di Polcenigo
Il castello di Polcenigo è una villa veneta di Polcenigo (provincia di Pordenone), costruita nella seconda metà del Settecento sui resti di un fortilizio medievale.
Si colloca sull’altura detta colle del Castello, dominando il paese da nord.
Il colle sul quale sorge il castello quasi certamente ospitò un insediamento fin dalla Preistoria, utilizzato in séguito da romani e longobardi.
Da tempo immemorabile fu dominio della famiglia omonima, secondo la tradizione discesa dai francesi conti di Blois. Il nucleo originario del castello venne ampliato fin dagli inizî del Duecento comprendendo il borgo che dal medioevo si era notevolmente sviluppato e che anche attualmente comprende fabbricati di pregio, come i palazzi Scolari e Fullini-Zaja, l’ex convento francescano e alcune torri medievali appartenenti alle cinte murate.
Parte del complesso castellano nel Settecento fu radicalmente trasformato su progetto di Matteo Lucchesi, assumendo l’aspetto d’imponente villa veneta, resa un tempo ancor più scenografica dalla scalinata di 365 scalini presente sulla riva del colle. Alienato nel 1833, il castello passò attraverso varî proprietarî che lo spogliarono di ciò che era asportabile, non ultime le tegole di copertura.
Nonostante ciò, l’insieme si presenta ancora come un manufatto di grande interesse, immerso in un ambiente naturale di straordinaria bellezza.
La posizione strategica di Polcenigo e le sue risorse naturali hanno fatto del borgo un luogo adatto agli insediamenti umani sin dai tempi preistorici. Il comune è di rilevante interesse turistico per un concorso di elementi storici, artistici, naturali, di ospitalità e di ristorazione, alcuni dei quali eccezionali.
Qui ha sede il Museo dell’Arte Cucinaria, in ricordo delle generazioni di cuochi emigrate in tutto il mondo.
A cura della redazione