venerdì, 8 Novembre, 2024

Padova è la città notoriamente conosciuta come la “città dei tre senza”

Il caffè senza porte, il santo senza nome e il prato senza erba hanno dato questo soprannome alla città patavina 

Il primo luogo “senza” qualcosa è il caffè Pedrocchi, un caffè storico di fama internazionale in pieno centro.

Il secondo “senza” si riferisce alla Basilica di Sant’Antonio, che i padovani chiamano semplicemente “il Santo”.

E il terzo, infine, si riferisce a Prato della Valle, l’enorme piazza monumentale con le statue.

Durante una passeggiata nel centro di Padova, la città che ha saputo coniugare passato e presente, tra fascino antico e street art, sarà facile notare come questi luoghi effettivamente siano i tre luoghi “del senza”.

Il caffè senza porte, dove nascevano le idee

Cominciamo l’escursus patavino da uno dei suoi simboli più famosi: il Caffè Pedrocchi, uno dei più importanti caffè storici insieme al Caffè Florian di Venezia.

La presenza a Padova di un Gran caffè internazionale si deve ad Antonio Pedrocchi, famoso caffettiere, citato da Stendhal ne “La certosa di Parma”.

Ai primi dell’800 nei numerosi caffè si mescolavano nobili e borghesi, intellettuali e popolani. Antonio Pedrocchi sognava un caffè monumentale, dall’architettura rappresentativa e funzionale, situato proprio al centro della città, di fronte all’Università e alla Gendarmeria Austriaca e chiamò a realizzarlo Giuseppe Jappelli, famoso architetto ed ingegnere di idee illuministe e profondo conoscitore del gusto asburgico che lo inaugurò nel 1831.


Divenne presto crocevia di intellettuali e letterati “luogo dove nascevano le idee”, dove si organizzavano feste, balli, riunioni massoniche e persino trattative commerciali, un punto di riferimento per i padovani, ma anche per i viaggiatori e gli uomini d’affari provenienti da tutta la Penisola che in quest’imponente edificio neoclassico trovavano sempre accoglienza e ristoro.

Lo sapevi che…

  • Viene chiamato “caffè senza porte” perché rimase aperto giorno e notte dall’inaugurazione nel 1831 fino al 1916?
  • L’espressione “essere al verde” è stata coniata proprio nel caffè Pedrocchi?
    La peculiarità distintiva del locale è che ogni sala prende il nome dal colore della tappezzeria che ne ricopre le pareti.Una di queste è verde e contraddistingue quell’ambiente destinato da sempre a tutti gli avventori che non possono permettersi la consumazione.Ancora oggi è così si viene “al verde” a far nulla: leggere un giornale, scambiare due chiacchiere o semplicemente  trovare riparo dal freddo invernale. Di qui il detto che ben conosciamo.

Il santo senza nome

Sant’Antonio è il santo senza nome a cui ogni padovano si riferisce chiamandolo semplicemente “il Santo”.

Il frate francescano visse gli ultimi anni della sua vita a Padova, dove poi morì.

In vita fu amatissimo dai padovani, in particolare dai ceti meno abbienti per la sua lotta contro corruzione e strozzinaggio; da morto è diventato veneratissimo, basti pensare che ogni anno a Padova arrivano circa 3 milioni di pellegrini per venerare le sue reliquie custodite nella Basilica a lui dedicata.


La basilica del Santo è una delle chiese più grandi del mondo e in essa si sposano svariati stili architettonici. La facciata è romanica, gli archi gotici e le cupole hanno uno stile bizantino.

Per i veneti con l’occhio allenato, il parallelismo con il complesso di cupole di San Marco a Venezia risulta immediato.

Gli influssi orientali che subì l’architettura veneziana, infatti, giunsero fino a qui.

Lo sapevi che…

Sant’Antonio non nacque a Padova, ma a Lisbona?

Il prato senza erba

Prato della Valle è la principale piazza della città di Padova, e non solo!
Con i suoi quasi 90mila metri quadri, è una delle piazze più estese d’Europa.

Se oggi in loco vediamo dell’erba, non dobbiamo farci ingannare, perché non sempre è stato così: in passato l’erba non c’era.

Infatti, il toponimo pratum voleva indicare un ampio spazio utilizzato per scopi commerciali (che sì, poteva essere ricoperto d’erba, ma non necessariamente).
Ecco spiegato il perché del prato senza erba. La piazza era quindi sede di mercati e, in origine, non era erbosa.


Oggi, conserva la sua funzione mercantile, come dimostra il mercato del sabato, ma la parte interna delimitata da un corso d’acqua (la cosiddetta “isola Memmia”), ha anche l’erba.

Lo sapevi che…

L’isola Memmia prende il suo nome da Andrea Memmo, provveditore della Serenissima a Padova nel 1775 che fece trasformare in pochissimo tempo il centro di Prato della Valle da palude malsana in luogo di mercati, spettacoli, incontri e di passeggio.

A cura di Ilenia Pennacchio

 

 

 

 

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